venerdì 5 novembre 2010

Il mistero del santo Natale così come era vissuto dal servo di Dio don Ruggero Caputo


Il servo di Dio don Ruggero Caputo amava grandemente il mistero del santo Natale, del Figlio di Dio disceso sulla terra e fattosi uomo per salvare l’umanità intera. Nel tempo natalizio era solito allestire in casa un Presepio originale, formato da una grande grotta con dentro i componenti della Santa Famiglia. Dinanzi a Gesù bambino amava porre una folta schiera di angeli, “perché - diceva - furono i primi ad accorrere e a circondare la mangiatoia di Betlemme per lodare e adorare il Signore e i primi a diffondere lo straordinario annuncio del Natale del Salvatore”. Accanto ad essi c’erano tantissime pecore, senza alcun altro personaggio: “Le pecore siete voi - riferendosi ai suoi figli e alle sue figlie spirituali -. Vi ho messi tutti vicino a Gesù e ogni giorno vi raccomando a Lui, uno per uno, affinché vi tenga stretti a Lui. Voi fate parte delle preoccupazioni, dei pensieri di questo povero piccolo prete di Gesù. E siete la parte mia, anzi, dopo Gesù, siete appunto la porzione più cara della mia eredità in Cristo. Tante volte dico a Gesù quelle parole del Vangelo: ‘Redde quod debes’, cioè: dammi ciò che mi spetta!; dammi la santificazione di tutti i miei figli spirituali”.
Per comprendere la profondità interiore di quest’uomo di Dio riportiamo di seguito una meditazione da lui scritta per il santo Natale 1978, affinché anche noi possiamo entrare nel “grande mistero” che ci accingiamo a contemplare in questo sacro tempo liturgico.

La profondità insondabile del Mistero del Verbo di Dio fatto Uomo:

“Medius autem vestrum stetit Quem vos nescitis” (In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete)
Mio Dio, abbi pietà della mia cecità, dammi luce, fa che io povero, miserabilissimo peccatore comprenda in qualche modo il grande, immenso Mistero del Tuo sposalizio con la nostra umanità. Tu Principio e Termine di ogni cosa, Tu l’Unigenito del Padre, Tu l’Eterno, l’Onnipotente, Ti sei rivestito della nostra fragilità, sei venuto ad essere povero, mite, umile, crocifisso. Sei venuto a soffrire perché io potessi partecipare della gioia e del gaudio del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
1) Gesù, mio bello e dolce Gesù Bambinello, Ti contemplo su questa paglia insieme alla Madonna, a Giuseppe, agli Angeli della grotta. Che cosa posso, io povero cieco, contemplare dinanzi alla vastità del cielo in cui si contano anche miliardi di anni luce di stelle lontane, come pure dinanzi a così incommensurabile Mistero? Se l’uomo dinanzi alla vastità e profondità dei mari, dinanzi alle alte vette dei monti, resta muto, attonito a contemplare così stupende meraviglie... quanto più dinanzi a questo Mistero più vasto dei cieli, più profondo degli abissi, più alto delle alte vette resta muto ed attonito, confuso a contemplare quel dolce, amabile Bimbo che è il Creatore di tutte le cose, Figlio di Dio, l’Eterno, l’Onnipotente che si è fatto così piccolo e debole! Gli Angeli hanno cantato sulla grotta il loro canto di Gloria a Dio e di pace agli uomini di buona volontà, però sono rimasti ammirati, confusi dinanzi al loro Creatore fattosi così piccolo per amore dell’uomo. Anche la Madonna, S. Giuseppe sono muti, meravigliati, estasiati e tutti silenziosamente assorbiti nella contemplazione del Verbo di Dio fattosi Figlio di Maria che ha voluto come primo giaciglio la dura paglia e come dimora la povera fredda grotta. Mio Dio, mio Dio, quanto sei meraviglioso e come ci hai amato, come vorrei che il Tuo amore tutto mi prenda e mi assorba. O Maria, Mamma Immacolata di Gesù e Mamma mia, ammettimi con Te a contemplare Gesù, Figlio Tuo e fratello mio.
2) Adorare, insieme alla Madonna e S. Giuseppe, il Verbo di Dio “qui exinanivit semetipsum formam servi accipiens” (che spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo).
Dal profondo abisso della mia nullità e dei miei peccati, con la faccia per terra, Ti adoro, o Maestà Infinita, o Bellezza Infinita, o Potenza Infinita che Ti sei così abbassata per me. E ancora più abbassata, annientata nel Mistero del SS. Sacramento. Come vorrei, mio Dio, col mio amore ripagarti di tanto tuo soffrire e umiliarti per amor mio. Ti sei così tanto abbassato perché io fossi innalzato alla immensa e meravigliosa altezza di figlio di Dio e fratello Tuo. Quanto dovrebbe disgustarmi la mia superbia e la mia indolenza dinanzi al mio Dio così umiliato!...
3) Riparare: l’incomprensione degli uomini che non si curano per niente di conoscere, amare questo Dio d’infinito Amore. Oggi specialmente come una epidemia infetta il cuore di tanta parte dell’umanità di ateismo e di rifiuto di Dio e di ogni valore spirituale e della dignità dell’uomo.
4) Entrare: nel vivo, nella vita di questo Mistero, che è tutto di donazione e di offerta, come hanno fatto i santi sulle tracce del Verbo Incarnato. E’ un Mistero di totale offerta: e tu sei tutto di Gesù? Vedi quante bestioline velenose delle tue passioni ti ingombrano il cuore e la mente? Che aspetti? “Nescit tarda molimina Spiritus Sancti gratia” (La grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze).
Amen. Viva Gesù.


TESTO E IMMAGINE TRATTI DA: www.dioeifratelli.it

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