venerdì 5 novembre 2010

DON RAFFAELE DIMICCOLI E DON CAPUTO.


Il Servo di Dio don Raffaele Dimiccoli e don Ruggero Caputo:
sullo stesso percorso di santità

Il 25 luglio 2003 la Chiesa di Dio che è in Barletta ha vissuto un avvenimento memorabile: la Tumulazione privilegiata delle spoglie di un suo figlio prediletto, il sacerdote don Ruggero Caputo, “apostolo dell’Eucaristia e delle vocazioni”, presso la Prepositura Curata San Giacomo Maggiore.
Ogni vocazione è come una tenera pianticella, che ha bisogno dell’agricoltore che la curi, la innaffi, la segua; questo agricoltore è il sacerdote. Nell’esperienza vocazionale di Ruggero Caputo la guida illuminata è stata il Servo di Dio don Angelo Raffaele Dimiccoli (1887-1956), amico e guida di tantissimi giovani.
Nell’esaminare la vita sacerdotale di don Ruggero e del Servo di Dio don Dimiccoli, pensiamo di non sbagliare se diciamo di trovare delle similitudini che ci obbligano a definire don Caputo “l’Alter Ego del Servo di Dio”. Don Raffaele iniziò il suo sacerdozio nel 1911 in mezzo ai bambini e nel 1924 fondò il “Nuovo Oratorio San Filippo Neri per la Redenzione dell’infanzia abbandonata”. Don Ruggero, attratto dallo stesso ideale apostolico, subito dopo l’ordinazione sacerdotale, avvenuta il 25 luglio 1937, così scrisse al suo Arcivescovo: “Ho sempre sognato una parrocchia con molti bambini, giovani e peccatori da condurre a Gesù a tutti i costi. Intorno a me veggo che il campo del Signore è devastato da mille predoni e le anime si perdono”.
Il Servo di Dio fondò il suo Oratorio in una zona più reietta della città, dove regnava la legge del più forte a suon di coltelli, che più volte misero a repentaglio la sua stessa vita. Dalle rimostranze del genitore a riguardarsi, don Raffaele rispondeva: “Papà, non aver paura, la Madonna mi assiste e mi aiuterà”. Anche don Caputo conobbe minacce da parte di parenti di giovani che, sotto la sua direzione, spiccavano il volo per Conventi e Monasteri, perché attratti dalla chiamata del Signore. Ed è proprio qui che rifulge maggiormente la loro similitudine: “nel condurre le anime a Gesù a tutti i costi”. L’esca usata dai due sacerdoti per attirare tanta gioventù al Signore fu l’esercizio costante del sacramento della Penitenza e della direzione spirituale. Quest’opera silenziosa portò ad ambedue abbondanti frutti spirituali. Per don Raffaele si contano 40 tra sacerdoti diocesani e religiosi e circa 60 suore; per don Ruggero una decina di sacerdoti e circa 200 anime consacrate.
Fin da seminarista don Ruggero sostava lunghe ore in ginocchio davanti al SS. Sacramento, tanto che don Raffaele lo richiamava perché non si stancasse. Da chi aveva appreso questo trasporto verso l’Eucaristia? Certamente dal suo maestro. Il Servo di Dio don Dimiccoli, infatti, nei momenti liberi si ritirava nel retro dell’altare maggiore e ivi genuflesso sul nudo inginocchiatoio parlava al suo Gesù dell’Oratorio e dei suoi figli spirituali. Don Ruggero, affermano i fedeli, quando non era reperibile al confessionale, si era sicuri di trovarlo dinanzi al Santissimo. Egli diceva: “Bisogna fare i calli alle ginocchia, nello stare ai piedi di Gesù”.
Con l’Ordinazione sacerdotale, don Ruggero Caputo iniziò il suo ministero di “eterno viceparroco”. Una delle prime destinazioni parrocchiali fu quella di San Giacomo Maggiore; qui diede inizio al suo estenuante esodo di parrocchia in parrocchia, con la speranza da parte dei Superiori che il fenomeno che si era andato creando attorno alla sua persona, si ridimensionasse. Ma più era ostacolato più aumentava la schiera delle giovani alla sua sequela, e più don Ruggero si confermava che il Signore lo aveva chiamato ad essere “coltivatore di gigli”.
L’ultimo periodo della sua esistenza terrena fu segnato da un doloroso male incurabile che “lo uniformò alla Vittima divina, della quale si era fatto apostolo”, così come avvenne per il suo maestro don Raffaele Dimiccoli, che trascorse gli ultimi mesi della sua esistenza terrena nella sofferenza più intensa. Nel ricoverarsi in ospedale, don Raffaele disse ai suoi: “Recitate il Rosario e pregate per me, affinché la Madonna mi dia la forza di fare la volontà di Dio”. Don Ruggero, a chi gli chiedeva sue notizie, rispondeva: “Pregate per me perché abbia la forza di completare nella mia carne quello che manca ai patimenti di Gesù, per la salvezza dei fratelli”.
Prima di morire egli espresse il desiderio di essere sepolto sotto terra, “tra la gente, perché – disse – anche dopo morto voglio restare sacerdote del popolo”. A dieci anni dalla morte, avvenuta il 15 giugno 1980, fu effettuata la prima esumazione dei suoi resti mortali, collocati nella Cappella cimiteriale del Capitolo Cattedrale (21 settembre 1990). Nel gennaio del 1999 fu presentata richiesta dal clero di Barletta all’arcivescovo mons. Carmelo Cassati circa la tumulazione privilegiata del sacerdote don Caputo, così come avvenne per il Servo di Dio don Raffaele Dimiccoli.

1935: Il chierico Ruggero Caputo affianca
don Raffaele Dimiccoli Il 14 aprile dello stesso anno mons. Cassati, considerando l’amore e la stima dei sacerdoti e dei fedeli verso il loro confratello, da’ il suo placet. Ottenuta il 25 febbraio 2003 la dovuta autorizzazione anche dall’Assessorato alla Sanità della Regione Puglia, si è proceduto il 17 marzo scorso alla riesumazione e traslazione della salma dal Cimitero di Barletta al Monastero delle Benedettine Celestine di San Ruggero, dove risiedono molte figlie spirituali del suddetto santo sacerdote. Qui dall’11 al 24 luglio è stata eseguita la ricognizione canonica delle sue spoglie mortali, con la consulenza medica del dott. Ruggiero Fuccilli.
Il 25 luglio 2003, data anniversaria della sua Ordinazione Sacerdotale, la cassa sepolcrale di don Caputo è stata portata a spalle dai suoi confratelli sacerdoti verso la Prepositura Curata San Giacomo Maggiore (dove egli è stato per oltre 25 anni viceparroco), percorrendo le vie principali della Città gremite di fedeli in preghiera. Al suo passaggio da alcuni balconi, con un gesto colmo di delicatezza e commozione, sono stati lanciati petali di fiori. È stato il trionfo degli umili! È seguita la solenne Concelebrazione Eucaristica, presieduta dal presule barlettano, mons. Michele Seccia, Vescovo di San Severo.
A conclusione si è svolto il rito della “depositio” nell’antica Cappella del Santissimo, accanto all’altare della Madonna della Fiducia (luogo in cui don Ruggero amava pregare), così come don Raffaele Dimiccoli riposa in San Filippo Neri ai piedi dell’altare di Maria Regina Apostolorum.
Ora nell’animo dei figli spirituali è desiderio che si realizzi un’altra somiglianza tra il Servo di Dio e don Ruggero, cioè tra il Maestro e il suo “Discepolo prediletto”: che sia dato inizio anche per lui alla fase Diocesana per la Canonizzazione. Che ciò avvenga, se rientra nei piani di Dio!

Ruggiero M. Dicuonzo rcj


TESTO E IMMAGINE TRATTI DA: http://www.dioeifratelli.it/

Nessun commento:

Posta un commento