domenica 10 aprile 2011

Riflessione per la Quaresima Il mio Amore è crocifisso! Don Caputo e il Crocifisso, libro della sua vita “Di null’altro mi vanterò se non della croce


Riflessione per la Quaresima
Il mio Amore è crocifisso!
Don Caputo e il Crocifisso, libro della sua vita

“Di null’altro mi vanterò se non della croce del Signore nostro Gesù Cristo” (Gal 6,14). Questa forte e coraggiosa affermazione dell’apostolo Paolo era profondamente radicata nella mente e nel cuore del Servo di Dio don Ruggero Caputo, convinto com’era che il vero volto di Gesù è il Crocifisso. Certo, per il mondo e per i
benpensanti di sempre un Dio che si umilia e muore in croce è incomprensibile e assurdo.
Lo afferma già Paolo, scrivendo duemila anni fa ai cristiani di Corinto (cfr. 1Cor 1, 23 e ss.).
Ma è proprio da questo fallimento dal punto di vista umano che Dio fa scaturire la nostra salvezza. Cristo, infatti, non salva dal dolore ma nel dolore; non salva dalla croce ma nella croce. Per questo don Caputo - frainteso durante la sua vita e riconosciuto nella sua esemplarità solo post mortem - considerava la “sapienza della Croce” l’unica filosofia valida e sicura “per essere veramente uomo”. Egli era solito affermare che la croce è segno dell’amore che riscatta e salva, e tale convinzione la impresse fortemente nel cuore e nella mente delle sue figlie spirituali, alle quali aveva insegnato il canto: “Il mio Amore è crocifisso! ”.
Anche su di lui gravò il torchio della croce fino a schiacciarlo ma, pur sentendo tutto il gravame, non volle mai rifiutarla, convinto che, come il popolo ebreo - nonostante l’oppressione del Faraone d’Egitto - aumentava sempre più di numero, così l’umanità redenta cresce sotto il peso della croce.
Non è un caso che l’apostolato vocazionale di don Ruggero risultò più fecondo proprio nei momenti della tempesta persecutoria più nera. Infatti, le partenze più numerose delle giovani da lui dirette alla vita religiosa
si ebbero proprio negli anni ’50. Così scriverà nel 1952 a suor M. Cherubina Battaglia e ad altre giovani entrate in convento a San Giorgio a Cremano: “Pregate per me che ho molto da soffrire per l’apostolato delle vocazioni e della Santa Verginità. Attualmente abbiamo più di duecento giovani che aspirano alla perfezione e poche saranno quelle che resteranno indietro. Ho molto da lavorare per loro, che Gesù mi dia la forza e la prudenza. In religione sono quasi settanta. Saranno uno stuolo di gigli contro una fiumana orrenda del paganesimo rinascente”.
In una teca custodita nel Museo della Cattedrale di Barletta è stato apposto il Crocifisso consegnato dal servo di Dio don Raffaele Dimiccoli al discepolo don Ruggero Caputo e da questi passato a suor Rosaria Balestrucci, suora d’Ivrea, figlia spirituale missionaria in partenza per l’Africa: è il Testimone passato di padre in figlio, unica ancora della nostra salvezza! All’interno della teca è stato aggiunto anche uno scritto lapidario di don Caputo, fatto pervenire nella Quaresima del 1961 alla sua diletta figlia spirituale suor M. Redenta Mennuni, delle Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia. In esso è sintetizzato il programma di vita di questo “piccolo povero prete”: “I piedi trafitti di Gesù sono la mia forza, la mia vittoria, il mio rifugio, la mia eredità in Cielo e in terra. Viva Gesù! ”.

immagine e testo tratti da:
www.dioeifratelli.it