martedì 24 gennaio 2012

n. 1 Gennaio-Marzo 2012 - Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
   
 
Periodico trimestrale d'informazione sulle Cause di Canonizzazione del Venerabile sac. Raffaele Dimiccoli e del Servo di Dio sac. Ruggero Caputo
 

Don Ruggero Caputo promotore
del laicato, nel ricordo di Anna Salso
Nella mattinata del 2 gennaio u.s., all’età di 91 anni, si è spenta serenamente, così come è vissuta, la sig.ra Anna Salso vedova Giannella, discepola della prima ora del servo di Dio don Ruggero Caputo e terziaria domenicana.
Moglie e madre esemplare, ha saputo portare avanti la sua famiglia in modo encomiabile.
Anche all’interno della comunità parrocchiale di San Giacomo Maggiore, culla della sua fede, ha lasciato il “profumo di Cristo”. Guidata fin da piccola dal suo amato “Direttore”, si è distinta per un particolare amore verso l’Eucaristia. Fino a quando la salute glielo ha permesso, immancabilmente ha partecipato alla santa Messa quotidiana mattutina e il giovedì, subito dopo la Celebrazione Eucaristica, circondata da altri fedeli, ha animato l’ora di Adorazione Eucaristica. Il suo ricordo rimanga in benedizione nel cuore e nella mente di quanti l’hanno conosciuta e hanno usufruito della sua amicizia. La sua testimonianza cristiana contagi tante altre persone di buona volontà perché diventino anch’esse soprattutto all’interno delle famiglie “luce, lievito e sale” di vita evangelica. A edificazione comune riporto alcuni passaggi tratti dalla deposizione processuale fatta dalla nostra carissima Anna il 20 settembre 2006 sulla vita, le virtù e la fama di santità del servo di Dio don Ruggero Caputo.
“Don Ruggero Caputo merita di essere elevato agli onori degli altari: tutta la sua vita canta le sue lodi! Ed è mio desiderio che ciò avvenga quanto prima. L’ho conosciuto personalmente da giovane quando nel 1940 fu nominato viceparroco della mia parrocchia di San Giacomo Maggiore, e l’ho seguito fino alla sua morte. Don Ruggero ha inculcato in me una grandissima devozione verso Gesù Sacramentato e mi ha guidato verso il Suo amore. Ancora oggi ogni giovedì, dopo la santa Messa delle ore 8,30 che si celebra nella parrocchia di San Giacomo Maggiore, con altre mie amiche sono promotrice di un’ora santa di adorazione, in virtù di un impegno preso oltre quarant’anni fa davanti al Direttore. Avviammo questa santa iniziativa con la signora Giulia Lemma e con Palmina Lionetti, donne di santa vita.Per me don Ruggero è stato un sacerdote molto esemplare per la devozione che portava a Gesù Sacramentato; lo vedevamo sempre in ginocchio in un angolo della cappella del Santissimo.
Una mattina mi recai presso la parrocchia dello Spirito Santo - nel periodo in cui il Direttore era lì viceparroco - e lo trovai che, come al solito, era in ginocchio tra i banchi, tutto assorto in preghiera col volto trasfigurato e con lo sguardo rivolto al Tabernacolo. Lo distolsi dalla preghiera chiedendogli di confessarmi. Alla mia richiesta mi rispose in atto di supplica: “Figlia mia, vieni in un altro momento, fammi stare con Gesù!”. Fu quello il momento in cui compresi maggiormente l’amore che don Ruggero portava a Gesù. Il Servo di Dio passava per le strade e accarezzava i bambini che gli correvano dietro e distribuiva le caramelle che abitualmente portava in tasca, come espediente di attrazione. Entrava nelle case per visitare i malati e gli anziani. Il Direttore, però seppe attirare in modo particolare la gioventù.
Ricordo che i tre miei figli gli volevano un gran bene e lo seguivano volentieri in tutte le iniziative della parrocchia. Egli fu un vero papà, sempre pronto ad incoraggiare e a dare il necessario sostegno spirituale al momento propizio. La sua caratteristica fu quella di confessore e direttore di anime. In questo fu molto ricercato sia dai fedeli che da molti suoi confratelli sacerdoti, specie quelli più giovani di lui, i quali, ricordo, di sovente lo venivano a trovare per confessarsi e per chiedergli consiglio.
Don Ruggero ebbe una singolare passione per la cura delle vocazioni, e dalla sua famiglia spirituale si donarono totalmente al Signore circa duecento tra suore e consacrate nel mondo e oltre una decina di sacerdoti. Egli però non ha mai trascurato le penitenti che, come me, avevano contratto matrimonio. Ricordo che quando il Servo di Dio fu nominato Direttore del Nuovo Oratorio San Filippo Neri, nei giorni che precedevano il martedì mattina, momento dell’adunanza, immancabilmente faceva passare per le nostre case Mariettina Doronzo, che con sollecitudine ci ricordava di essere presenti a quell’appuntamento settimanale voluto dal Direttore esclusivamente per noi sposate, per darci tante raccomandazioni circa il nostro modo di comportarci con i propri mariti e con i propri figli.
Durante l’Anno Santo del 1950 il prevosto don Sabino Cassatella commissionò a un artista di Ortisei una statua in legno della Madonna Pellegrina, simile a quella che girò per le città della Diocesi, ma di dimensioni più piccole. La statua, dopo essere stata benedetta dal vicario generale di Barletta, mons. Raffaele Dimiccoli, cominciò a girare per le case della parrocchia di San Giacomo, a partire dalla casa canonica. Il giorno in cui la Madre Santissima venne a visitare la mia casa l’accolsi umiliata, ma con tanto amore, perché le mura domestiche erano di dimensioni piccole e la mia famiglia poverissima.
Nella serata si presentò don Ruggero per animare il momento di preghiera e vide tutti i membri della mia famiglia riuniti. In quella circostanza il Direttore mi disse tra l’altro che quella visita sarebbe stata un’ulteriore benedizione che scendeva su di noi, in quanto la Madonna non abbandona mai chi si affida a Lei. Ed è stato così! Dopo tanti sacrifici, io e mio marito siamo riusciti ad acquistarci una casetta dove abitare e, grazie a Dio e alla Madonna, anche i miei figli hanno avuto una sistemazione dignitosa.
Nelle difficoltà che ho trovato soprattutto nei primi anni di matrimonio nel portare avanti la mia famiglia, egli mi diceva sempre: “Pensa a Gesù, rivolgiti alla Madonna e vedrai che ogni cosa si appianerà”.
Il Servo di Dio aveva una grande fiducia in Gesù e nella Madonna, e questa fiducia la infondeva anche in noi sue figlie.
Egli amava molto la preghiera e ci insegnava che lo scopo principale della nostra vita doveva essere l’amore, l’umiltà e l’adorazione. Tante volte mi diceva: “Proprio perché sei una mamma devi pregare di più”. E ancora: “Non lasciare mai Gesù e non te lo fare mai togliere da nessuno!”.
Quando nel 1947 mi sposai non avevo neanche un soldo per far celebrare la santa Messa. Egli, vedendomi mortificata, mi disse: “Non ti preoccupare, ti farò una bella celebrazione”. Benedisse le nostre nozze in San Giacomo, nella cappella del Sacro Cuore di Gesù. In quella circostanza piangevo per l’emozione, ma soprattutto perché, nonostante le nostre difficoltà, il Servo di Dio ci fece sentire come dei principi.
Ricordo le belle parole di incoraggiamento che ci rivolse in quella circostanza.
Solitamente mi accoglieva sempre con amore e con grande disponibilità. Diceva sempre: “Non ti scoraggiare, continua ad andare avanti, i risultati si raccolgono nel tempo”. Tuttavia egli non aveva paura di richiamarci perché voleva correggerci. Se durante la confessione cominciavo a parlare dei difetti degli altri egli mi ammoniva: “Ma io sto confessando te o un’altra persona?”. Voleva che ognuno di noi doveva prendersi le proprie responsabilità e non scaricare sempre su gli altri le colpe. Per noi il Direttore è stato un vero padre: conosceva tutto di noi e ogni sua parola ce la faceva arrivare al momento propizio come manna celeste. Per le tante incomprensioni subite da parte dei parroci, don Ruggero dovette cambiare diverse destinazioni.
Quando nel 1974 lasciò per l’ultima volta la parrocchia di San Giacomo, essendo Santa Maria degli Angeli molto distante dal nostro territorio, lo supplicammo di venirci a confessare nella vicina parrocchia di Sant’Agostino. Dopo un po’ di tempo gli chiedemmo di ritornare a San Giacomo. Eravamo coscienti che ciò che gli chiedevamo gli sarebbe costato molto, perché si trattava di ritornare in un luogo da lui tanto amato ma che, purtroppo, era reso ostile dalla presenza del parroco del tempo che lo aveva sempre contrastato. Eppure don Ruggero, nella sua grande virtù e per amore nostro, accettò di venire a San Giacomo ogni 15 giorni, di venerdì, per confessarci. Si consumò a causa di un tumore maligno. Negli ultimi mesi diverse volte sono andata a trovarlo in ospedale, ricevendo da lui una grande testimonianza di serenità e di abbandono alla volontà di Dio. Anche durante quell’ultima malattia non si è stancato mai di esortarmi a vivere sempre in comunione con Gesù.
Don Ruggero è sempre nei miei pensieri, me lo sento sempre vicino e spesso lo sogno di notte che mi sorride.

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